Reggina, è finita una stagione luci e ombre. Adesso ripartire da quel poco che di buono è rimasto.

curva_sudMissione salvezza compiuta per la Reggina.

I giocatori hanno fatto passare un’annata al cardiopalma ai propri tifosi. La salvezza è stata conquistata proprio all’ultimo minuto dell’ultima partita della stagione. Se Gentili avesse messo dentro il pallone lisciato incredibilmente da Bergamelli, o se l’avesse dato al compagno meglio piazzato al centro dell’area, oggi saremmo qui a parlare degli allenamenti in vista del playout salvezza, proprio contro lo stesso Vicenza.

Luci e ombre nella stagione appena terminata – Quella appena conclusa, è per la Reggina, un’annata con luci e ombre. Più ombre che luci, e non potrebbe che essere così, vista la posizione in classifica a fine del campionato. La Reggina ha espresso a tratti un buon gioco, ha creato molte azioni pericolose nel corso della stagione, soprattutto quando con Dionigi, ha giocato con un modulo più spregiudicato, vera e propria firma del tecnico emiliano. Non ci spieghiamo come mai poi lo stesso Dionigi vi abbia rinunciato. O meglio, ci siamo fatti un’idea, molto precisa, ma lo stesso Dionigi ha più volte, anche in modo molto forte, reclamato la paternità di tutte le proprie scelte. Dal modulo a cinque difensori, all’esclusione di Sarno e Alessio Viola. Queste sono secondo noi scelte che alla lunga hanno portato la squadra a una netta involuzione dal punto di vista tecnico, ma soprattutto psicologico. I giocatori per lunghi tratti del campionato sono scesi in campo spaventati e col timore di far degli errori col pallone tra i piedi. Che questa non fosse una squadra da promozione, lo si sapeva. Gli stessi protagonisti, non appena chiuso il mercato di agosto, hanno detto a più voci che l’obbiettivo sarebbe stata la salvezza. Errata programmazione iniziale, e l’inconcepibile scelta di tener fuori rosa un giocatore come Bonazzoli, che invece, se sfruttato avrebbe potuto dare il proprio contributo alla causa amaranto. Società, e città, alla quale è da sempre molto legato. Noi riteniamo che tener fuori rosa Bonazzoli, sia stato un gesto simile a quello di un marito che, per far un dispetto alla moglie, si evira.

Inizio stagione – L’inizio di stagione è stato caratterizzato dalle partite di Empoli e Verona, intervallate dalla vittoria casalinga contro la Pro Vercelli. Sia ad Empoli che a Verona si era disputata una buona partita. In entrambi i casi, si è però subito gol per disattenzioni personali, da parte di giocatori esordienti nella categoria. E quando a sbagliare è il portiere, si sa che l’errore è molto evidente, e costa parecchio in termini di punteggio. Da quel momento il portiere, ma anche il resto della squadra, è stato messo sotto esame e ogni piccolo errore è stato passato sotto la lente di ingrandimento. Questo non ha certamente giovato ai giocatori, scesi in campo perennemente sotto la lente di ingrandimento di addetti ai lavori spietati e pronti a far pagare agli amaranto ogni piccola sbavatura. A ciò si aggiungono le esternazioni del presidente, che dopo una discreta partita (mezza in realtà, il secondo tempo non è pervenuto per i motivi di cui sopra), giocata a Sassuolo, ha parlato di peggior prestazione dell’anno, con una durezza nei termini e nei toni che i più hanno pensato ad un esonero del tecnico. La stagione è continuata così, con alti e bassi fino a dicembre, quando la società ha capito di aver commesso degli errori ed è corsa ai ripari.

Il mercato di gennaio – A gennaio il presidente Foti, ha provato a correggere alcuni degli errori compiuti in fase di allestimento della squadra. Il principale, è stato certamente quello di non dare alla squadra quel pizzico di esperienza necessaria per affrontare la categoria. Il fuori rosa Bonazzoli, mai troppo rimpianto, è stato spedito a Padova. Nel frattempo si sono risolti i contratti in essere con gli altri giocatori, che la società ha tenuto fuori rosa per via degli ingaggi. Queste risoluzioni unitamente alle partenze di Rizzo, Castiglia, Ceravolo e Alessio Viola, hanno consentito alla società di muoversi sul mercato di riparazione. Il termine riparazione mai come quest’anno è stato azzeccato. Sono arrivati in amaranto giocatori del calibro di Di Michele, Colucci, Gerardi ed Antonazzo, quest’ultimo pallino di Dionigi che l’aveva avuto con sé già a Taranto. Ma sono stati soprattutto Di Michele, Colucci e Gerardi, a dare il contributo maggiore alla Reggina. I primi due anche e soprattutto in termini di esperienza.

L’esonero di Dionigi – Il tecnico amaranto non stava facendo giocare male la Reggina. Il suo principale demerito, è stato, secondo noi, quello di rinunciare al proprio sistema di gioco, collaudato già a Taranto e valso una promozione ai pugliesi. Il suo 3-4-3. è stato spesso abbandonato per dar spazio ad un più aziendalista 3-5-2. Questo è secondo noi, il principale errore di Dionigi. L’esonero di Dionigi arriva però solo dopo due mesi e mezzo dalla ripresa del campionato. Dopo il mercato di riparazione. In questo periodo la Reggina ha incontrato due delle prime tre in classifica, pareggiando con entrambe, addirittura per 3-3 a Livorno.  Il cammino della Reggina dalla ripresa all’esonero è stato di sei pareggi contro (in MAIUSCOLO le partite giocate fuori casa) PRO VERCELLI, Hellas Verona, MODENA, Spezia, NOVARA e LIVORNO. Due le sconfitte, contro VIRTUS LANCIANO e Cesena e una vittoria, in casa contro il Padova. È stata fatale al tecnico amaranto, la sconfitta casalinga contro il Cesena. Dionigi, in questa partita non era in panchina per squalifica.

L’arrivo di Pillon – Dopo la sconfitta di Cesena Foti decide che è giunto il momento di dare una scossa all’ambiente. Si opta per un cambio in panchina. La squadra viene mandata a Roma per un “ritiro spirituale”. Dionigi non parte con la squadra, che trova ad attenderla il nuovo tecnico scelto dal presidente Foti. Il già amaranto Giuseppe “Bepi” Pillon. Pillon ha vestito la casacca amaranto in Serie A, nella stagione 2008/2009, quando dopo poche gare venne mandato via per fargli subentrare Nevio Orlandi. Al termine di quella stagione la Reggina retrocesse in Serie B. Oggi lo spirito è giusto e richiamandolo il presidente ammette l’errore commesso allora e, forse, tra le righe dice che non era d’accordo. Pillon si presenta con un sonoro 0-3 in casa dell’Ascoli. Di Michele, coadiuvato da un avanzato Colucci che detta i tempi del gioco, realizza una tripletta memorabile per tecnica e determinazione. La squadra cambia nel corso delle partite il modo di giocare, si passa da un 3-5-2 ad un 4-4-2 che porta senza dubbio la firma del tecnico di Preganziol. Ma il tecnico non rinuncia a cambiare modulo in base a chi si trova di fronte o all’andamento della partita. Ma soprattutto riesce nel compito più difficile che gli era stato affidato: tranquillizzare i giocatori.

Il carattere della squadra – La squadra ha sempre dimostrato di avere un buon carattere. Segno evidente che a parte l’esperienza, che comunque si acquisisce giocando, il materiale umano era buono. Più di quello tecnico probabilmente. Lo dimostrano certamente i pareggi e le vittorie conquistate nei minuti finali delle gare. In questa speciale classifica, probabilmente la Reggina occuperebbe una delle posizioni di vertice.

La salvezza raggiunta sul filo di lana – È stato raggiunto l’obbiettivo minimo fissato ad inizio stagione, ma che pena! Dover lottare per evitare i playout, e riuscirci solo grazie ad una strepitosa parata di istinto di Baiocco all’ultimo minuto del recupero dell’ultima partita è stato qualcosa che non vorremmo mai più rivedere! Adesso è necessario analizzare per bene tutti gli errori compiuti dalla Reggina in questa brutta annata calcistica. I calciatori fuori rosa, il continuo cambio di modulo della prima parte di stagione, le partite dall’andamento altalenante. Ma soprattutto, la disaffezione del pubblico. La Reggina ha avuto una media di spettatori inferiore ai quattromila a partita. Davvero poca per una società abituata a riempire in ogni ordine di posto lo stadio Granillo. Adesso andrà tutto rivisto, ma una domanda ci sentiamo di farla subito al presidente Foti: perché i bambini devono pagare il biglietto a prezzo pieno?

La programmazione per l’anno prossimo – Adesso ci si sta godendo la salvezza appena raggiunta. Ma già da prima dell’ultima partita, sono cominciate a circolare voci sul possibile ben servito al tecnico Pillon. Noi riteniamo che sia pieno diritto della società decidere di affidare la guida tecnica a chi preferisce, sono circolati i nomi di Lerda, Atzori, e perfino quello di Ciccio Cozza. Oggi la situazione dei contratti dice che sono in scadenza i due Simone della squadra: il DS Giacchetta, molto criticato in questa stagione, e il capitano Rizzato, che ha disputato una stagione dalle prestazioni altalenanti, ma comunque in crescendo, nel ruolo di esterno di sinistra nella difesa a quattro voluta da Pillon. Senza dimenticare che, dal suo arrivo, il vero capitano in campo è stato Di Michele, non ce ne voglia Rizzato. Un’ultima cosa però proprio in questo senso la vogliamo dire: Quando la Reggina ha perso male, contro il Sassuolo, è stato proprio Rizzato a venire in sala stampa e parlare con i giornalisti. Da vero capitano. La Reggina ha delle basi da cui ripartire. Non vogliamo parlare di rifondazione, ma certamente è necessario cambiare molto nella squadra e nella società. Adesso lo sponsor sulle maglie c’è, grazie al lavoro dell’ottimo Tolentino, lasciato scappar via per incomprensioni che sarebbero dovute essere appianate, e i problemi economici che spesso hanno attanagliato la Reggina, impedendole di muoversi sul mercato, non dovrebbero esserci, o comunque dovrebbero essere meno evidenti. Ma più di tutto, è necessario che venga subito dichiarato l’obbiettivo stagionale, che nell’anno del centenario non può essere una salvezza all’ultima giornata, e che vengano messe in atto tutte le strategie più opportune per raggiungerlo.