Reggina, frettolosa la rinuncia a Pillon. Atzori può migliorare il sesto posto?

Atzori e Foti
Atzori e Foti

Ultima foglia della margherita. È servito arrivare a metà giugno, per stabilire che è ancora (o di nuovo?) amore tra la Reggina e Gianluca Atzori, l’allenatore degli ultimi play-off, ma anche l’allenatore che era andato a firmare con la Sampdoria prima di disputarli, i play-off. Non è un manager, non vanta risultati tali da potersi porre alla pari nei dialoghi tecnici col presidente, non ha maturato esperienza nei settori giovanili in modo da fornire indicazioni agli altri tecnici del Sant’Agata. Ma la Reggina, nell’anno del proprio centenario, vuole ripartire da Atzori.

Nel momento in cui il presidente Lillo Foti ha stabilito che Bepi Pillon non aveva le carte in regola per rimanere in panchina nella prossima stagione, erroneamente abbiamo pensato che avesse già in mano un sostituto di un certo spessore. Altrimenti, perché congedare il tecnico di Preganziol, capace di ottenere una media punti da playoff nelle sue undici partite, senza nemmeno un colloquio per valutarne un eventuale prolungamento di contratto?

I primi nomi trapelati sono stati quelli di Lerda, Calori ed Atzori. L’esigenza di valorizzare Campagnacci e Fischnaller facendoli giocare assieme ad una punta di peso, senza dimenticarsi della presenza di Di Michele, ha fatto pendere l’ago della bilancia verso l’ex tecnico di Crotone e Torino, che nel proprio credo calcistico prevede l’utilizzo contemporaneo di quattro riferimenti offensivi. In via delle Industrie dev’essere successivamente arrivata qualche recensione negativa su Lerda, che in pratica è stato sedotto ed abbandonato.

Il profilo tracciato dal massimo dirigente nell’ormai famosa conferenza stampa post-campionato, è sembrato calzare a pennello con il pedigree di Vincenzo Torrente. Allenatore ormai esperto di categoria, persona dal carattere forte e capace di suggerire diversi acquisti alla dirigenza barese, con una tale esperienza nel vivaio del Genoa da poter dare consigli in riunioni settimanali ai tecnici delle giovanili amaranto. Ha preferito la Cremonese, tornando nella Prima Divisione già vinta col Gubbio, dopo due discreti campionati in cadetteria alla guida del Bari.

Sfumata la prima scelta, la Reggina ha messo nel mirino altri allenatori, tra quelli che almeno una volta nella vita hanno già provato l’ebbrezza della promozione, indipendentemente dalla categoria. Iachini probabilmente ha detto “no, grazie” sin da subito, Gautieri e Calori sono tentati da altre sirene. Sarebbe stata affascinante l’ipotesi del bergamasco Vecchi, nell’anno in cui parla di stadio nuovo. Nel campionato ’98/’99, col Granillo che era praticamente un cantiere, il bergamasco Gustinetti diventò il Mosè della Reggina, aprendo con le proprie idee le acque verso la prima storica promozione in Serie A.

Anche Gustinetti, come Vecchi col suo Sudtirol, era stato eliminato nella semifinale playoff in serie C1, alla guida del Lumezzane, pochi giorni prima di incontrare i dirigenti della Reggina. Sarebbe stato un interessante ricorso storico. Tanto, ormai, l’identikit tracciato sul manager esperto della categoria è andato a farsi friggere da un bel pezzo. Nemmeno Auteri può definirsi conoscitore della B, avendola disputata solo una volta, in un torneo in cui è stato esonerato, poi richiamato ed infine retrocesso con la Nocerina. Sarebbe come affermare che Orlandi va considerato di categoria per la Serie A.

Le seconde scelte si sono spesso rivelate vincenti nella storia della Reggina. Agli albori della stagione 64/65, Tom Rosati si accordò col presidente Oreste Granillo, ma poi fece dietrofront andando a firmare col Cosenza. Da lì l’idea di rivolgersi a Tommaso Maestrelli, capace di condurre gli amaranto per la prima volta in Serie B, a scapito proprio del Cosenza, peraltro battuto nello scontro diretto al “San Vito”.

Ancora i silani di mezzo nel 96/97, stavolta in B: la Reggina esonera Adriano Buffoni e per sostituirlo si rivolge a Franco Scoglio. Il compianto professore di Lipari chiede la cessione di Davide Dionigi, nonché l’acquisto di un paio di stranieri da lui apprezzati. Una settimana di trattative, poi Foti e Martino scelgono di affidarsi a Vincenzo Guerini, capace di risollevare la Reggina dal fondo della classifica e di salvarla in notevole anticipo con un calcio di gran livello. Le richieste di Scoglio vengono successivamente accontentate dal Cosenza, che però perde il derby a Reggio, lo esonera ma non riesce ad evitare la retrocessione. Dionigi vince la classifica marcatori con 24 gol.

Lo stesso Elio Gustinetti, nel giugno del 1998, rappresenta una seconda scelta: il sardo Antonello Cuccureddu non se la sente di giungere in riva allo Stretto, così viene visionato in fretta e furia il Lumezzane nei play-off di C. Ne viene fuori il campionato più importante nella storia della Reggina, seppur burrascoso per il tecnico, esonerato a 6 gare dal termine. La Serie A è però figlia di quella scelta estiva, fatta quasi al buio.

Anche adesso ci ritroviamo a parlare di seconda scelta (per non dire terza o quarta), nell’attendere l’ormai imminente ufficializzazione del ritorno di Gianluca Atzori. Cos’ha portato Foti a rivedere il pensiero espresso lo scorso 24 maggio sul tecnico? “Con Atzori c’è stima, ma non so se, in questi suoi due anni di percorso in due realtà e in due contesti sulla carta più ricchi, il mio mister abbia mantenuto quelle caratteristiche con il quale si è approcciato nel primo anno, con quella determinazione e cattiveria mostrata sino alla gara dei playoff contro il Novara”: questo il giudizio, che non appariva positivo, sull’eventuale candidatura del tecnico di Collepardo per la panchina.

Cosa spinge a passare dall’idea di un tecnico con promozioni recenti nel carnet, come Torrente, Gautieri o Calori, ad un altro che invece vanta tre esoneri nelle cinque stagioni da professionista? Possibile che la campagna mediatica senza precedenti a livello locale, scatenatasi a favore del ritorno di un mister considerato “amico” della stampa, abbia indotto la società ad “accontentare” la piazza? Perché si organizzano incontri col 41enne Stefano Vecchi, se di lui si conosce già la totale inesperienza circa la categoria, nonché la necessità di prendere il patentino?

La sensazione è che, nel ripetere fino alla nausea che quest’anno non si voleva sbagliare scelta, la Reggina non abbia avuto il coraggio di seguire fino in fondo le proprie (buone) idee. La voglia di non deludere i propri abbonati, presentando un allenatore sconosciuto dopo aver tracciato identikit ben precisi, probabilmente ha indotto a “riparare” con Atzori. Attenzione però, perché nel 2010/2011, pur con gente di assoluto spessore come Puggioni, Costa, Tedesco, Viola, Missiroli e Bonazzoli, la Reggina si è fermata in semifinale playoff. Adesso la piazza chiederà alla società ed all’allenatore di migliorare quel risultato, ma con una squadra diversa. Tanto valeva ripartire con Pillon.

Un pensiero su “Reggina, frettolosa la rinuncia a Pillon. Atzori può migliorare il sesto posto?

  1. Non è mai tutto bianco o tutto nero: l’articolo pecca di presunzione nel sostenere che il presidente ha sbagliato ad ingaggiare Atzori solo perché è arrivato solo in semifinale o è stato esonerato ecc…… dimenticandosi di sottolineare la cosa più grave (almeno secondo me): che il presidente ha preso un allenatore accomomdante, in evidente condizione di inferiorità nel rapporto con Foti, quando al contrario andava ingaggiato un tecnico consono al tipo di gioco e giocatori che si intende acquisire, tutto qui.

    E comunque non è detto che Atzori non abbia le capacità di portare in alto la Reggina, non si può dire a priori. Vediamo che squadra appronta Foti e poi ne riparliamo.

    Forza Reggina!

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